Turnee de Sant Ambröeus (7
Dicembre 2012)
In primo luogo vorrei rassicurare
i vichinghi presenti nelle schiere degli Old Blacks: il 7 dicembre la squadra
non è partita per delle esibizioni all'estero, ha semplicemente giocato a
Settimo Milanese, contro i Babbyons e i Chickens.
OMAR TM è NASCOSTO SOTTO LA NEVE |
Il campo "5 Aceri" si è
preparato dal pomeriggio ad accogliere le squadre con una abbondante nevicata e
l'accensione dei riflettori ha illuminato un campo completamente imbiancato,
circondato da un bosco imbiancato, in cui non potevano spiccare nemmeno le
panchine, a loro volta imbiancate.
E per fortuna che le divise delle squadre
erano rispettivamente nere, verdi e gialloverdi, diversamente qualche giocatore
incanutito avrebbe goduto dell'immenso vantaggio del mimetismo…. (passatemi sta
kzzt!).
Al momento dell'ingresso in campo
i nostri hanno fornito interpretazioni assolutamente personali della tenuta sociale,
chi indossando pantacollant, chi preferendo ricorrere a maglioncini manica
lunga, altri con le immancabili kway cinesi marchiate "falegnameria
Carvas" o "officina Nuovasuma"; si è visto perfino un caschetto che
non riusciva del tutto a mascherare un colbacco. Due soli giocatori hanno
mostrato rispetto per la maglia e per il gioco del rugby, presentandosi in
pantalone corto e gamba nuda, così come le braccia:
il grande ING. e il
cav.granduff.ducaconte.allenaimperatore Valentino IV.
La prima partita ha visto gli Old
Blacks contrapposti ai Babbyons.
Ingresso in campo ritardato,
poiché l'arbitro, dopo aver spiegato le consuete regole del torneo, è stato
subissato da una quantità di domande conseguenti alle insolite condizioni
ambientali: "ma nella rack si può erigere una barriera di neve?"
"la palla di neve nell'occhio è fallo?" "se il giocatore
placcato resta congelato con la palla attaccata alla mano, si può strappare
anche la mano?" "in touche mezzo metro di neve sotto i tacchetti è
considerata ascensore?" Esaurito l'effetto delle creme canforate che
qualcuno ha assunto per via orale, finalmente le squadre sono entrate in campo.
La neve attutisce i rumori, ma
non ha merito nell'emozione e nella solidarietà del minuto di silenzio che le
squadre hanno voluto tributare alla recente scomparsa del babbo di Mario, reso
ancor più suggestivo dalla distesa immacolata e dal muto vapore del respiro dei
giocatori.
Ed è questa comunione, oltre ai
severi allenamenti di Valentino, che ha spinto la squadra costantemente in
attacco nel primo tempo, alla continua conquista di metri; e chissà che festa,
lassù, quando a metà del primo tempo, proprio Mario ha chiuso in meta un'azione
iniziata sul lato sinistro e conclusa tra i pali! Nel secondo tempo la situazione
si è riequilibrata a i Babbyons ci hanno costretti a mostrare più volte la
solidità della nostra difesa; il risultato non è comunque cambiato e il finale
dunque uno a zero.
Mentre gli Old Blacks si
rintanavano nel caldo degli spogliatoi, nella tundra di Settimo i Chickens
vincevano per 3 a zero contro i Babbyons, grazie all'innesto di Ferolla,
risultato determinante per il risultato e dunque conseguentemente cazziato dai
compagni di squadra perché la missione affidatagli era in realtà quella di
contenere il risultato.
Il rientro in campo dopo la pausa
è stato galvanizzato dal profumo delle salamelle che iniziava a diffondersi sul
terreno di gioco.
Dura battaglia, con continui
capovolgimenti di fronte. La scivolosità della palla non ha consentito la
concretizzazione di qualche pregevole scambio da parte nostra; per contro un
paio di volte si è vista un'ala avversaria lanciata verso la nostra area di meta,
ma in entrambi i casi è scomparsa in un turbinio di neve, e solo quando questa
si è posata si è visto che era in realtà la conseguenza di un placcaggio in
scivolata del nostro Mario ( in entrambe le occasioni si è rivolto ai compagni
con il cortese invito "si ma porca tr… non lasciateli andare via così
kzz!!!").
Ed è così che la seconda partita
degli Old Blacks si è conclusa con un pareggio senza mete.
Sia per la meta realizzata, che
per la costante spinta in attacco e sicuramente per un paio di decisivi
placcaggi, Mario ha conquistato il titolo di Man of The Match.
Lascio come di dovere i commenti
tecnici al nostro emerito allenatore, ma a mio avviso tutta la squadra, senza
eccezioni, ha dato il massimo in una serata difficile, sia per il valore degli
avversari, sia per le condizioni meteo.
Non è facile stare in panchina, sotto
zero, aspettando di rientrare da un istante all'altro. Non è facile la presa
della palla quando le mani sono congelate. Non è facile correre con le dita dei
piedi rattrappite. Ma soprattutto, consentitemelo, non è facile stare a
guardare e non poter essere in campo con il resto della squadra!
Tutor
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